Il vento si inginocchiò su quei cadaveri per raccogliere al volo le anime e dar loro la dovuta dignità.
Le pozzanghere rosse vibravano, erano calde, pulsavano ancora di vita e, sotto la luce del sole al tramonto, riflettevano tante minuscole luci tremolanti come stelle. Certi occhi rimasero aperti, fissi a osservare una quarta parete piazzata chissà dove dal sorriso della morte, fra le macerie di un tempo che non guarda in faccia a nessuno.
Quanta vita muore ancora nella più totale indifferenza!
Questa realtà mi ha spezzato un’ala, e so bene di chi sono le colpe, le responsabilità.
Il vento lo sento ancora battere forte alle finestre delle case, fra gli alberi, sulla pelle increspata del mare, sui fianchi delle montagne; il vento lo vedo spostare le nuvole, lo vedo spostare i pensieri, lo vedo mescolare le voci di chi gli ha consegnato le proprie speranze e i propri sogni.
Sorge il sole, e tramonta, e ancora sorge, e ancora sparisce oltre l’orizzonte; ogni giorno lo stesso ciclo, ogni giorno una nuova possibilità di ricominciare, di capire, di rimediare. Ogni giorno sfumato nell’illusione e nel calice dell’utopia. Ogni giorno perso lasciando al domani il compito di essere migliore.
E intanto il vento diventa denso e cade sul mondo sotto forma di un dolore che è la somma di ogni nostra indifferenza.
Canto controvento qualcosa che ha scritto il mio cuore con tutte le parole di tutte le lingue del mondo.
Qualcuno di voi la sta ascoltando? Forse, se la intonassimo insieme, riusciremmo noi a spezzare entrambe le ali di questo sistema così marcio che gioca con le nostre vite e che ci tiene in agonia e in costante stato di necessità.
Qualcosa si spezza ogni giorno e qualcos’altro rinasce ed ha la forza di sorridere al disastro.
Salviamoci, siamo ancora in tempo per farlo.
Salviamoci!
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